Se sei un’amante delle escursioni in montagna, della natura e di un modo di vivere lento e attento ai dettagli, non puoi assolutamente perderti l’intervista di oggi. In casa Oltre le parole si parla di slow tourism con Silvia e Davide del blog Bagaglio Leggero.
Una coppia che ho scoperto solo di recente, ahimè, ma con cui ho trovato sin da subito dei forti punti in comune. Due viaggiatori lenti, attenti ai dettagli e amanti della montagna ma anche della natura in generale. Insieme hanno scoperto la ricetta per creare il bagaglio perfetto sia in viaggio che nella vita, un modo per liberarsi delle zavorre inutili e focalizzare le attenzioni solo su ciò che è veramente necessario.
In questo loro motto, ho rivisto molto di me stessa. Un approccio al viaggio molto più profondo, che pone l’attenzione sull’assaporare veramente un luogo vivendolo a pieno. Un modo per non collezionare semplici cartoline che sbiadiscono dopo poco, ma per creare dei ricordi che restino indelebili dentro di noi.
Così, in maniera naturale, è nato un profondo punto d’incontro con due persone appartenenti, apparentemente, a un mondo opposto al mio. Loro, amanti delle escursioni in montagna e della neve; e io, innamorata persa della mia Costiera Amalfitana e del mare!
Oggi sono davvero molto felice della prima di tante chiacchierate che, sono certa, ci saranno in futuro!
Come nascono le escursioni in montagna a passo lento di Bagaglio Leggero: 4 chiacchiere con Silvia co-autrice, insieme a Davide, del blog
Ciao Silvia benvenuta nel salotto di Oltre le parole. Allora, parlaci di voi e di com’è nata l’idea del vostro blog.
Grazie Simona, mi accomodo nel tuo salotto e prendo un tè, anzi no, data l’ora facciamo pure uno spritz. Arg… no aspetta qui lo spritz forse non lo fate, che ne dici di un bicchiere di vino?
Sono Silvia e insieme a Davide, il mio compagno, siamo scrittori, ideatori, costruttori e addetti alle pulizie di Bagaglio Leggero, il nostro blog di viaggi, montagna e outdoor.
L’idea è nata mentre scarpinavamo tra i monti.
– Sai qual è il problema Davide? Nessuno ti dice mai dove trovare acqua lungo le alte vie e cosa vedere nelle piccole province. È tutto un fiorire di “come arrivare al centro città”, come se non sapessi impostare Google Maps!
– E allora facciamolo noi, scriviamole noi queste cose!
Siamo passati così dal diario al blog, nel tempo del click per l’acquisto del dominio.
Secondo te qual è l’aspetto più difficile da capire del nostro “mondo” per chi non ha la nostra stessa passione?
Ci sono 3 tipi di lettori. Quelli che leggono avidamente ogni tua riga, assaporano i tuoi racconti e commentano, quelli che trovano le informazioni, guardano e passano e quelli che… non sono lettori. Solitamente in quest’ultima categoria ci sono gli amici e i parenti!
Per me non è stato semplice accettare il fatto che chi ti ama possa non capire la tua passione e forse, per chi non ce l’ha, è difficile capire il tempo e le energie che mettiamo nel blog… e le gioie che ci dà.
Insomma… un gap comunicativo che è certamente difficile da colmare, ma che forse appartiene più al mondo del cuore che a quello del razionale.
Qual è il primo ricordo legato a un viaggio che ti viene in mente?
Ho lavorato 3 anni durante le superiori per permettermi di poter acquistare il mio biglietto aereo per l’America, allo scoccare dei 18. Nonostante non fosse il mio primo viaggio, è stato sicuramente quello che ha dato il via alla voglia di scoperta che mi porto addosso.
Il fatto che abbia perso il passaporto, il lucchetto della valigia e la prenotazione dell’hotel nel momento stesso in cui ho messo piede in America è qualcosa di cui, in quanto viaggiatrice, non vado fiera.
Viaggiando ti è mai capitato di scoprire una meta che secondo te viene sottovalutata?
Diciamo che più una meta è sottovalutata e più, tendenzialmente, mi attrae. In montagna non parlatemi del Lago di Braies o del Sorapis, all’estero (almeno in questo momento) non voglio sapere più nulla delle Canarie.
Datemi qualcosa che non conosco, che non ho già visto. Qualcosa che mi permetta veramente di rimanere a bocca aperta e non delusa perché dal reel mi sembrava diverso. Qualcosa che mi riempia davvero occhi e cuore di stupore.
Potrei citare le montagne friulane ad esempio, le Dolomiti bellunesi, i piccoli paesi delle Ande Peruviane, l’Est Europa, ma anche tanti posti del mio Veneto.
Se ti chiedessi qual è una meta che sogni da tempo, cosa ti verrebbe in mente in questo preciso momento?
L’anno scorso, dopo lunghe, strazianti ed estenuanti riflessioni ho deciso di lasciare il lavoro a tempo indeterminato per andare in Sud America. Un lungo viaggio, senza data di ritorno, per riprendermi gli spazi di una vita, nutrire la mia fame di scoperta e nel frattempo intraprendere una nuova carriera lavorativa come scrittrice.
Dieci giorni dopo il Veneto entrava in lockdown. Non male come tempismo, no?
Quindi ecco… è rimasto quel sogno lì. Lo tengo sul comodino (dentro il cassetto non c’è più spazio).
Come scegli la destinazione dei tuoi viaggi?
Arrivano spesso come fulmini a ciel sereno, quando con Davide stiamo pensando a tutt’altra meta.
Abbiamo però un rituale fisso: da anni l’1 o il 2 gennaio andiamo in una libreria padovana a sfogliare i libri e le guide di viaggio. È un momento tutto nostro e solitamente la magia è lì che scocca.
C’è un aneddoto legato a un viaggio a cui sei particolarmente legata?
Eravamo in India, stremati da tre settimane di afa, da notti insonni nei treni più improbabili e da un dribbling serratissimo tra le mille truffe che volteggiano libere nell’aria delle frastornanti città.
È stato Davide a fidarsi e a seguire un signore che ci ha fatti salire sul suo motorino. Quella che ne è seguita è stata una delle esperienze più arricchenti a livello personale, tanto che, anche tra di noi, abbiamo impiegato mesi per parlarne.
Capirai che scriverne in poche righe è ancora più difficile, ma se ti va di leggerlo lo trovi sul blog, il racconto si chiama “Accetta: succederanno cose belle”.
L’ha scritto Davide, io come vedi ancora fatico a trovare le parole perché ci sono certe emozioni che è impossibile descrivere, ma che non puoi tenere per te.
Quell’incontro ha dato un senso a tutto il nostro viaggio.
Secondo te quanto è difficile riuscire a trasmettere a chi legge le emozioni legate al viaggio, piuttosto che fornire informazioni utili e basta?
Mi dico sempre che se non sono riuscita a trasmettere qualcosa è perché non ci ho provato abbastanza.
Mi ostino nell’idea che un travel blog non possa essere solo quel famoso “come arrivare a”, ma debba essere un racconto il più personale possibile.
Le informazioni utili non possono mancare, ma sento di avere molto di più da raccontare.
Torniamo alle tre tipologie di lettori, no? Perché accontentare solo i secondi, senza tentare di metterci qualcosa di veramente tuo?
Alle volte però, quando ho troppo da dire, esco dalle regole della SEO e dalle altre diavolerie tecniche e mi rintano in spazi più personali del blog, dove c’è solo il piacere di comunicare qualcosa tramite la mia pelle.
Ammiro molto chi cerca di fare della propria passione anche il proprio lavoro. Anche io nel mio piccolo cerco ogni giorno di avvicinarmi sempre più alla realizzazione del mio sogno. Mi accorgo però che siamo sempre più là fuori. Cosa suggerisci a chi si affaccia a questo nuovo mondo?
Solo di avere una forte, fortissima passione, di avere qualcosa da dire e di volerlo comunicare in maniera personale. La concorrenza non è un problema, seguo con interesse travel blogger che fanno viaggi che io non farei mai (e probabilmente il sentimento è ricambiato). Sono davvero le differenze ad arricchirci e renderci diversi.
Se non hai un’idea davvero diversa, forse c’è qualcuno che lo sta già facendo meglio, magari solo perché sono già anni che lo fa, che dedica le sue sere alla scrittura e i suoi risparmi allo studio.
Potresti suggerirci 3 blog che segui e leggi volentieri?
Te ne nomino 3 di getto: sicuramente il tuo (e non perché sono ospite), mi piace la lentezza che metti nelle esplorazioni, la cura dei dettagli e la solarità con cui racconti della tua terra.
Mi piace il blog di Tania “Mamma io parto”, con la sua aria frizzante, le curiosità sulla Nuova Zelanda e il suo obiettivo di viaggio a lungo termine, molto simile al mio.
Leggo con piacere il blog “Lost Wanderer” di Veronica e Rainbow, che condiscono racconti di vita da expat e viaggi fuori sede con una buona dose di comicità e dolcezza.
Io, nel frattempo, ho finito il vino. Che dici Simo, facciamo un altro giro?
📌Consiglio del giorno
Ho la sensazione che quando io, Silvia e Davide ci vedremo finalmente anche dal vivo, ne serviranno un bel po’ di giri aggiuntivi!
Ho amato particolarmente questa intervista perché pone l’accento su un tema a me molto caro. Come ho spesso ripetuto in passato, il viaggio non può essere una collezione di puntine sul mappamondo. Deve essere vissuto con lentezza e assaporato nella sua totalità. Trovare persone che condividono questo pensiero, purtroppo, non è affatto facile. Ecco perché sono ancora più entusiasta di aver scoperto il blog Bagaglio Leggero che parla di escursioni in montagna e di emozioni, basandosi su esperienze reali e opinioni schiette. Un blog che non punta alle mode del momento, ma alla vera essenza del viaggio.
Ora che lo hai scoperto non puoi davvero perderti le avventure di Silvia e Davide. Seguili su:
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Facebook: Bagaglio Leggero
Instagram: Bagaglio Leggero
Disclaimer:
Le foto all’interno dell’articolo sono di proprietà di Silvia e Davide del blog Bagaglio Leggero. I diritti di tale materiale fotografico sono e restano di loro proprietà. Ne è dunque vietata la riproduzione previa loro autorizzazione.