Aspettavo l’intervista a Giovy Malfiori del blog Emotion Recollected in Tranquillity già da un po’. La verità è che ormai la seguo da tempo nei suoi viaggi e resto sempre sorpresa dal modo semplice e veritiero con il quale racconta se stessa e i luoghi che visita.
Giovy è una persona a mio parere molto professionale ma al tempo stesso auto ironica e divertente. Racconta semplicemente che vorrebbe un incantesimo per essere semplicemente più alta oppure che ha una strana R quando parla nei video. Lei, che da ragazzina si immaginava di vivere scrivendo di romanzi e sempre lei che per spiegare la scelta del nome del blog usa testuali parole:
“Raccontare è, come diceva William Wordsworth riferendosi alla poesia, sedersi tranquilli in un luogo che ci fa sentire bene e richiamare al nostro cuore un’emozione, per guardarla in un momento di tranquillità. Sembra l’esatto contrario di ciò che accade nella nostra epoca iper-veloce e costantemente connessa di cui anch’io sono partecipe. Adoro raccontare sui social i viaggi che faccio o che io e Gian facciamo ma, ancora di più, adoro vivere quei momenti per poi ricordarli e raccontarli. In questo sono proprio figlia di un’altro secolo e ne vado fiera”.
Avrete capito ormai perché aspettavo da tempo l’intervista a Giovy Malfiori e perché mi sia spuntato un sorrisone enorme quando ho capito che questa possibilità poteva diventare effettivamente realtà!
Eccovi quindi l’intervista a Giovy Malfiori del blog Emotion Recollected in Tranquillity!
4 chiacchiere con: Giovy Malfiori
Ciao Giovy, benvenuta nel salotto di Oltre le parole. Allora, parlaci di te e di com’è nata l’idea del tuo blog.
Ciao a tutti, io sono la Giovy, classe 1978 e nata per andare in giro per il mondo. Sono cresciuta nell’Alto Vicentino, per poi vivere in Svizzera e tornare in Italia per amore. Ora vivo in Emilia e sono una freelance da circa 6 anni. Mi occupo di comunicazione e web marketing. Il blog è nato nel 2011, semplicemente per dare sfogo a due mie grandi passioni: la scrittura e la voglia di raccontare la Gran Bretagna fuori Londra. Già da qualche anno, a quel tempo, passavo ogni momento libero dal lavoro (in quegli anni lavoravo per una grossa web agency) a girare per la Gran Bretagna. Avevo voglia di raccontarla in tutte le sue parti. E da lì è partito tutto. Dal 2013 il blog è parte del mio lavoro da libera professionista e non potrei esserne più felice.
Secondo te qual è l’aspetto più difficile da capire del nostro “mondo” per chi non ha la nostra stessa passione?
La parte più difficile del lavoro da blogger sta, per me, proprio alla base di tutto: per essere blogger non basta saper scrivere bene e correttamente. Ci vuole di più, sia che si tratti di passione che, a maggior ragione, di lavoro. Purtroppo viviamo in un’epoca dove “l’effetto Dunning-Kruger” vince sulla competenza. Si pensa basti acquistare un dominio e aprire un sito per poter dare consigli agli altri ma non è così. Il problema è che c’è poca competenza digitale in Italia, soprattutto da parte di molti Enti del turismo e strutture (non per colpa loro, eh!? Spesso è la mancanza di giusti fondi a dare vita a queste situazioni). Inoltre, spesso c’è chi si atteggia a super vip e questo attira le persone da un lato ma dall’altro le allontana. Io vedo poca voglia di essere autentici.
Frankie Hi Nrg, negli anni ’90, diceva “sono tutti identici, guardali, stanno dietro a maschere e non li puoi distinguere.”. La gente, proprio per questo, non capisce quanto lavoro ci possa essere dietro a un blog. Spesso, quando sono in viaggio, mi alzo alle 5 per lavorare fino alle 9 e poi seguire tutto il programma previsto per il viaggio. Per poi fare la stessa cosa dopo cena. Ci vorrebbe maggior racconto anche del dietro alle quinte: così forse la gente capirebbe.
Qual è il primo ricordo legato a un viaggio che ti viene in mente?
Io sono fortunata perché ho sempre viaggiato tanto fin da piccola: i miei erano dei veri e propri vagabondi e, quando potevano prendersi ferie, mi portavano in giro per l’Europa on the road, noleggiando un camper. Ho un ricordo bellissimo della seconda volta che mi portarono a Monaco di Baviera. Io, nei primi Anni ’80, parlavo già un po’ tedesco e, in un bellissimo pomeriggio all’Englischer Garten, mi ritrovai seduta su di una panchina a raccontare chi fossi, in poche frasi, a una vecchietta tedesca. Ho quell’immagine impressa in testa.
Viaggiando ti è mai capitato di scoprire una meta che secondo te viene sottovalutata?
Tantissime, forse la maggior parte dei posti che visito. La prima che mi viene da citare è la città di Manchester, città che tutti pensano grigia, industriale e poco interessante. Per me è uno dei luoghi più vivi e attivi di tutta la Gran Bretagna. Trovo, in generale, che l’Europa sia spesso considerata “un paese per vecchi” o meglio uno di quei posti in cui fare un viaggio quando hai 18 anni e poi da rivedere quando il resto del mondo è tutto già considerato. Non è così. La vicinanza non implica la mancanza di cose interessanti da fare. Proprio al di fuori delle “classiche” capitali europee.
Se ti chiedessi qual è una meta che sogni da tempo, cosa ti verrebbe in mente in questo preciso momento?
Sono da tempo di visitare la Russia. Anni fa feci un viaggio sulla Transmongolica e in stazione a Pechino vidi l’arrivo del treno della Transiberiana. Ecco, farei volentieri un viaggio molto ampio che parta da San Pietroburgo e che poi passi per Mosca e città come Novosibirsk, Rostov o Vladivostok.
Come scegli la destinazione dei tuoi viaggi?
Io sono una grande appassionata di viaggi storico-letterari. Spesso sono i libri che ho letto o alcune vicende storiche particolari che mi spingono verso una destinazione o che mi permettono di viverla in un modo tutto mio.
C’è un aneddoto legato a un viaggio a cui sei particolarmente legata?
Ce ne sarebbero miliardi: mi vengono in mente tutte le volte che, a Liverpool, ho dato indicazioni agli italiani dispersi che pensavano di trovare Penny Lane in centro. Oppure ancora, quando a Tenerife (altro posto che conosco come le mie tasche, ormai), al ristorante, uno si è avvicinato con il mio profilo twitter aperto sul sui telefono e mi fa “sei tu, vero?”.
Secondo te quanto è difficile riuscire a trasmettere a chi legge le emozioni legate al viaggio, piuttosto che fornire informazioni utili e basta?
Secondo alcune statistiche, la nostra epoca è in overload di informazioni. Ce ne sono troppe e non siamo in grado di scegliere, data anche la grande facilità di reperire informazioni. Quello che fa la differenza, per me, è quando un blogger riesce a mediare tra emozione e informazione. In fondo, ciò che ci rende diversi da ogni altra persona è il fatto di essere noi stessi. Solo richiamando a ciò che siamo nel profondo potremmo raccontare la nostra visione del mondo.
Ammiro molto chi cerca di fare della propria passione anche il proprio lavoro. Anche io nel mio piccolo cerco ogni giorno di avvicinarmi sempre più alla realizzazione del mio sogno. Mi accorgo però che siamo sempre più là fuori. Cosa suggerisci a chi si affaccia a questo nuovo mondo?
Occorre formarsi, formarsi e formarsi ancora. Non basta leggere uno o due libri sulla SEO, anche se già aiuta. Occorre diventare esperti nella lettura e interpretazione dei dati di analisi, così come è importante essere creativi e capaci di creare dei progetti che non assomiglino al viaggio di nessun altro. Ci vuole competenza all’ennesima potenza e tanta, tantissima umiltà. Ultima indicazione: ogni blogger, per me, dovrebbe avere un tecnico a disposizione (pagando il giusto, ovviamente) che curi tutto l’ambito tecnico del blog.
Potresti suggerirci 3 blog che segui e leggi volentieri?
Le mie scelte forse saranno un po’ strane perché esulano un po’ dal normale panorama di blogging italiano.
Vi consiglio di seguire @wanderallen su Instagram: lui è un grande storyteller e usa IG come fosse un romanzo da scrivere. Non come un’esposizione di foto. Per me è sempre illuminante.
Un blogger che amo molto è Paul Steele, inglese e grande appassionato di trekking. Il suo blog per me è un esempio di come, seguendo una passione, si possa creare un prodotto.
Un blog in italiano che tutti dovrebbero leggere è Lucy the wombat. Io adoro il suo essere dissacrante e ci vorrebbero più persone capaci di una simile capacità di comunicare.
Termina qui la mia intervista a Giovy Malfiori. Una chiacchierata spassionata e sincera, che rivela molto della sua passione per i viaggi ma che al tempo stesso sottolinea alcuni aspetti spesso sottovalutati del mondo del blogging. Sapevo che l’intervista con Giovy Malfiori non sarebbe stata scontata e spero che questo piccolo salotto riesca a far scoprire e apprezzare anche a voi sempre persone diverse e uniche.
Per non perdervi Giovy e i suoi viaggi eccovi tutti i suoi canali:
Web: Emotion Recollected in Tranquillity
Facebook: Emotion Recollected in Tranquillity
Instagram: Giovy Malfiori
E per trovare sempre nuovi spunti e scoprire nuove persone, non perdetevi la sezione “Quattro chiacchiere con…“!

Condividi su Pinterest!