Per la rubrica Quattro chiacchiere con… oggi abbiamo un ospite speciale, oggi è con noi Sabrina Barbante del blog In My Suitcase.
Ho pensato a lungo sotto quale categoria classificare Sabrina ma la verità è che lei è inclassificabile. Blogger, freelance, e traduttrice. Sabrina parla italiano, inglese e francese come se fosse un gioco da ragazzi. Ama i viaggi, il cibo vegano ,la birra ed il buon vino. Io non mi ci annoierei di certo a passare un pomeriggio insieme a lei!
Il suo blog è pieno di articoli a tema blogging dai quali prendere ispirazione e nei quali trovare consigli pratici su questo mondo che è ancora tutto da scoprire. Inutile dire che io li ho divorati tutti! Speriamo solo che diano i loro frutti altrimenti che figura ci faccio con la Sabri che oggi viene a fare visita proprio a me?
E allora rullo di tamburo gente e diamo il benvenuto alla mitica Sabrina Barbante!
Ciao Sabrina benvenuta nel salotto di Oltre le parole. Allora, parlaci di te e di com’è nata l’idea del tuo blog.
Più che un’idea è stato un normale evolversi di uno spazio.
Ho aperto sabrinabarbante.it (non .com come oggi e non era ancora In My Suitcase) 10 anni fa. Era un blog come quelli dell’”Epoca”, cioè contenitori di pensieri degli autori/autrici.
Scrivo da sempre e l’idea di poter condividere seppur con pochissimi intimi interessati le mie impressioni sui posti in cui andavo mi piaceva tantissimo. Era il mio periodo a zonzo per Toscana, Malta, Francia. Non c’era whatsApp e non c’erano smartphone. Raccontare all’etere era un modo per sentirsi meno soli.
Dopo l’avvento dei social, quando gli analisti dicevano che il mondo del blog era morto, io non ho dato retta e ho acquistato un dominio e ri-brandizzato il blog, che è diventato In My Suitcase.
Da circa due anni è anche diventato un lavoro (perché ho iniziato a trattarlo come tale).
Secondo te qual è l’aspetto più difficile da capire del nostro “mondo” per chi non ha la nostra stessa passione?
Avere un blog e curarne bene i contenuti è un lavoro. Questo è ciò che non si capisce. Ma non è un problema solo dei blogger: siamo il paese in cui molti pensano di fare un lavoro più serio/difficile degli altri. Siamo il paese del “lavoro solo io”. Quindi chi se ne frega.
Qual è il primo ricordo legato a un viaggio che ti viene in mente?
L’odore della Provenza, lo racconto spessissimo. Era il mio primo viaggio da sola e capivo che le emozioni fisiche restano solo tue, fanno parte del tuo bagaglio e servono molti anni di pratica di scrittura per saperli descrivere davvero. Io ancora non ci sono riuscita come vorrei.
Viaggiando ti è mai capitato di scoprire una meta che secondo te viene sottovalutata?
Certo, tantissime volte. Malta ad esempio. La sottovalutavo persino io! Invece è un paese che suggerirei ai linguisti, agli appassionati di storia, a chi ama il mare, a chi ama il design. Sono italiana eppure le più belle cattedrali le ho viste lì.
E poi tutti i Balcani e l’Est Europa. Lo avessi conosciuto prima…
Se ti chiedessi qual è una meta che sogni da tempo, cosa ti verrebbe in mente in questo preciso momento?
Giappone. No, forse Tailandia! Uggesù… forse la Cina.
No, no, il mio vero sogno è l’Alaska. Aspe, aspe, no vorrei andare a vedere l’Islanda! Ma forse anche il Perù…
Come scegli la destinazione dei tuoi viaggi?
A volte sulla base del tempo disponibile e delle risorse economiche. Da quando vivo in Puglia prendo molto in considerazione i Balcani e l’Est Europa sia per motivi pratici e logistici che economici.
C’è un aneddoto legato a un viaggio a cui sei particolarmente legata?
Ce ne sono tantissimi, ma credo che la mia amica Sandy a New York ormai faccia parte del mio lessico personale.
Ero da sola e lei è stata un’amica-nemica che mi ha isolata da tutto il mondo per farmi ritrovare la presenza a me stessa, impormi me stessa come sola compagnia (oltre alla sua ovviamente).
Sandy… era un uragano (in senso metereologico, e non figurato. Mi sono davvero trovata nel pieno di un uragano e di un black out generale da sola a NYC) e mi ha isolata dall’Europa e dall’Italia per una settimana. Mi sono goduta Manhattan senza internet e per metà anche senza elettricità.
Al mio rientro… c’è stata una delle mie rivoluzioni post viaggio.
Secondo te quanto è difficile riuscire a trasmettere a chi legge le emozioni legate al viaggio, piuttosto che fornire informazioni utili e basta?
Credo che le emozioni personali debbano avere il giusto (limitato) spazio in un blog. Io scrivo soprattutto per chi mi legge; le mie emozioni e la mia presenza preferisco rimangano sullo sfondo, come una nota di stile, una cosa divertente o interessante ma una cosa in più. Mi piace esserci ma non stare al centro.
Mi spiego meglio: se parlo di Sofia, preferisco dare informazioni su mercatini, cibo veg, birra e itinerari, cose da sapere prima di andare ecc. Poi leggendomi ovviamente si capisce che sono vegetariana da millemila anni e che amo il vino e la birra, si capisce che ho un pallino per la politica e che le questioni sociali mi stanno a cuore. Ma il centro è sempre “che cosa cavolo bisogna fare/vedere/mangiare a Sofia?”
Ammiro molto chi cerca di fare della propria passione anche il proprio lavoro. Anche io nel mio piccolo cerco ogni giorno di avvicinarmi sempre più alla realizzazione del mio sogno. Mi accorgo però che siamo sempre più là fuori. Cosa suggerisci a chi si affaccia a questo nuovo mondo?
La cosa bella del blogging è che per fortuna c’è posto per tutti, non è un mercato saturo perché è un mercato che non ha praticamente costi (non è come essere diecimila pubblicisti nell’epoca in cui tutte le testate chiudono, per capirci).
Per altro, una delle cose che più amo di questo lavoro (perché, ebbene sì, è il mio lavoro e mi piace dare dritte in merito sul mio blog) è che il concetto di concorrenza è scardinato, appartiene a un lessico lavorativo vecchio. Aiutare e “promuovere” altri blogger conviene ad ogni blogger. Ogni “competitor” (altra parola che non ha senso in questo settore) è una risorsa per te.
Poi, come in tutti i lavori, soprattutto quelli creativi e autonomi, va avanti solo chi è costante, accetta periodi di magra e non si scoraggia, è motivato fino all’osso.
Potresti suggerirci 3 blog che segui e leggi volentieri?
A parte il tuo? Oltre a “oltreleparole” mi piace The Lazy Trotter, perché mi è speculare, quasi opposto. Cristina Buonerba è pura luce e questo traspare nei suoi racconti di viaggio.
Per i consigli sul blogging suggerisco Combinando.it, che ha alle spalle il senso pratico di una donna molto seria e preparata.
Tornando sui viaggi, ultimamente leggo volentieri I Viaggi di Liz. Non è (ancora) una top blogger ma è preparata e si pone bene verso la professione di travel blogger e mi piace il suo story telling in generale.
Tutte donne? Sì, lo ammetto, è un mio limite. Lo story telling al femminile mi piace di più.
E il femminile plurale è sempre la mia declinazione preferita.
A me questa intervista è piaciuta da impazzire! Tra l’altro nei suggerimenti ad altri blog c’è anche La Lazy Trotter più rock del Salento, ricordate la sua intervista proprio qui ad Oltre Le Parole? La trovate insieme a quella dell’ultima ospite anticonvenzionale nella categoria dedicata “Quattro chiacchiere con…”;)
Ma mi raccomando, non dimenticate assolutamente di seguire Sabrina Barbante in giro per il mondo, tra suggerimenti di posti cool dove mangiare e cose da scoprire, e tante chicche sul lavoro da freelance e digital nomand!

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Sabrina Barbante