I roccocò sono dolci natalizi della tradizione campana la cui storia risale ai primi del 1300. Sono diventati ormai così famosi anche ai turisti che cominciano a vedersi in giro anche “fuori tempo” così da accontentare il palato di tutti in qualunque periodo dell’anno.
Per me, invece, i roccocò sono simbolo del raduno del cortile Florio. Già perché come da tradizione le donne del cortile scelgono una data per la famosa e ormai consolidata : produzione artigianale dei roccocò.
Si parte alle 7.00 del mattino con la preparazione del forno rigorosamente a legna. A seguire preparazione del composto che sarà lasciato brevemente a riposare per far si che “le bustine facciano il loro effetto”. Una volta pronti con il composto le donzelle si sparpagliano e ognuna di loro acquisisce un compito.
C’è chi “arrotola”, chi “spennella”, chi si occupa delle teglie e chi inforna. Ma la persona più importante è l’addetta alla temperatura del forno. Credevate mica ci fosse un termometro? Eh no. La tradizione vuole che la prescelta decida se è il momento di infornare semplicemente sentendo la temperatura con il braccio. Stende un braccio all’interno del forno, non che si debba bruciare attenzione, e lo tiene sospeso alla bocca del forno decidendo così quando è il momento giusto. Ricordate la famosa frase ” ad occhio”? Eh in questo caso si fa “a braccio”!
E mentre il forno fa la sua magia, la catena continua e si va avanti accumulando kg su kg di meravigliosi, profumati e dorati roccocò. E la comitiva si ingrandisce, altre donzelle arrivano con le bacinelle piene del loro composto pronto per essere infornato. Il tempo passa e senza sapere come, è già sera.
Ecco, questo sono per me i roccocò. Questo è per me il vero inizio del Natale. Gli odori e i sapori della tradizione, le risa di un gruppo di donne che chiacchierano e cucinano tra farina, mandorle, nocciole e fuliggine. 🙂