Roccocò napoletani: tra i dolci natalizi campani per eccellenza. Storia, curiosità e ricetta completa.
I roccocò napoletani sono dei tipici dolci natalizi campani. Insieme ai mostaccioli, ai susamielli e agli struffoli, sono gli immancabili sulle tavole napoletane durante le festività natalizie. Così come per la pasta di mandorle al limone, nascono per mano delle suore che in tempi non sospetti sfornavano (nel senso letterale) prelibatezze divenute poi celebri.
Eccoti dunque le caratteristiche dei roccocò napoletani e la ricetta completa per farli in casa.
Storia dei roccocò napoletani
La storia dei roccocò napoletani è a dir poco particolare e ha origini antichissime. Immagina di avere a disposizione una macchina del tempo e torna indietro al Medioevo, precisamente al periodo in cui Sancha d’Aragona divenne moglie del Re Roberto d’Angiò. Divenuta Duchessa, istituì un convento che potesse accogliere e salvare le prostitute. Il convento si trovava a Napoli nella zona della Maddalena e prese dunque il nome di Real Convento della Maddalena.
Furono proprio le suore del convento a inventare i roccocò, i dolci tipici natalizi dall’aspetto bruttino ma dal gusto sorprendente. Rotondi e a base di mandorle, la loro consistenza è particolarmente dura. Il nome deriva dal francese “roccaille” per la forma che ricorda una conchiglia o per la consistenza rocciosa. Non dimenticare che all’epoca i rapporti tra il Regno di Napoli e la Francia erano ottimi, ecco dunque perché le suore si fecero influenzare proprio da un termine francese per la creazione dei roccocò.
ATTENZIONE: il famoso monastero ad oggi non esiste più. Fu prima abbandonato e poi abbattuto definitivamente nel 1955. Si trovava nella zona del quartiere della Maddalena più vicina alla stazione. Se vuoi avere un’idea di dove fosse, prendi come punto di riferimento l’UNAHOTELS di Piazza Garibaldi. Il convento si trovava proprio alle sue spalle.
Roccocò napoletani – Foto da Pinterest
Caratteristiche dei roccocò napoletani
Ma quali caratteristiche deve avere un roccocò per essere definito un vero roccocò napoletano? Molto semplice, deve essere a forma di ciambella, deve essere duro e deve contenere un ingrediente speciale, il pisto napoletano. Non sai di cosa si tratta? Nessun problema, te lo spiego a breve.
Prima però sfatiamo un mito. Come già accennato poc’anzi, tra le caratteristiche principali di uno dei dolci napoletani per eccellenza c’è la consistenza dura. Inutile aggrapparsi alle novità degli ultimi tempi che propongono una versione morbida. I veri roccocò napoletani devono essere duri, ovvero “tuost”.
Proprio per questa loro caratteristica vengono anche detti gli “spezza denti”, perché un morso più azzardato potrebbe causare danni alla dentatura non indifferenti. Questo in realtà accade perché al giorno d’oggi siamo abituati a mangiare i dolci tipici natalizi nel modo errato. Un tempo infatti i roccocò si inzuppavano in un vino liquoroso per ammorbidirne la consistenza. Tra i più usati c’era ad esempio il marsala. Oggi questa pratica si è persa e il roccocò resta dunque duro e un po’ difficile da mordere.
Quali sono le differenze tra roccocò e susamielli
Attenzione però a non confonderli con i loro “cugini”, i susamielli. Seppur simili a prima vista, si tratta in realtà di due dolci tipici campani diversi tra loro. La differenza tra roccocò e susamielli sta nella consistenza. Nonostante gli ingredienti siano pressoché uguali, i susamielli sono molto più morbidi dei roccocò e sono a forma di “S”. Si pensa che un tempo in realtà si chiamassero “sesamielli” perché venivano ricoperti da semi di sesamo. Particolarità che nel tempo è mutata e che ha dunque portato alla creazione dei susamielli napoletani come li vediamo oggi. Potrebbe sembrarti una differenza sottile, ma per i più esperti estimatori di tali godurie non lo è affatto.
Impasto dei roccocò napoletani – Foto da Pixabay
Come preparare i roccocò napoletani a casa
Ma veniamo al dunque: quali sono gli ingredienti per preparare i roccocò napoletani direttamente a casa? Per la serie pochi ma buoni, servono: farina, mandorle, uova, zucchero, bicarbonato, buccia d’arancia, acqua e il famoso pisto. Quest’ultimo altro non è che un misto di spezie tra cui spiccano la cannella, i chiodi di garofano e la noce moscata. Non preoccuparti del dosaggio di tali spezie, trovi al supermercato le bustine già pronte da unire direttamente all’impasto.
Ricetta originale roccocò
- 300 g farina
- 150 g mandorle tostate
- 200 g zucchero
- 3 g di pisto
- 3 g di ammoniaca
- buccia di 1 arancio
- acqua quanto basta
- 1 pizzico di sale
- 1 uovo
Inizia unendo farina, zucchero, buccia d’arancio e pisto. Fai sciogliere un pizzico di sale in acqua tiepida e aggiungi al composto fin tanto da renderlo impastabile. Incorpora poi le mandorle sbriciolate grossolanamente (volendo puoi usare anche le nocciole in sostituzione o in aggiunta) e per finire l’ammoniaca. Dividi l’impasto in pezzi, ricavane prima dei cordoni aiutandoti con le mani e poi delle ciambelle rotonde di dimensioni più o meno uguali. Volendo, puoi usare delle mandorle intere per decorarne la superficie.
Usa l’uovo sbattuto per spennellare la parte superiore dei roccocò e renderli così lucidi e del loro tipico colore marroncino. In realtà io aggiungo anche una tazzina di caffè all’uovo. Non te lo dirà mai nessuno, ma è una pratica che anche mia nonna usava da quando ho ricordo dei roccocò. E credimi, i suoi manicaretti, di tutti i tipi, erano da leccarsi i baffi. Prendilo come un vero consiglio da pro!
Cuoci poi in forno preriscaldato a 180° per circa 25 minuti. Con queste dosi dovresti ricavare circa 11/12 roccocò.
Roccocò napoletani – Foto da Unsplash
Come conservare i roccocò a casa
Una volta pronti e raffreddati i roccocò vanno riposti in una scatola di latta, in modo da conservarne la consistenza anche per lunghi periodi. Personalmente non ho mai davvero avuto bisogno della scatola per questo motivo. Piuttosto per nasconderli ed evitare di divorarli tutti il primo giorno facendomi venire un’indigestione!
Consiglio del giorno
Per anni la tradizione dei roccocò napoletani è stata una costante della mia vita. Tutte le famiglie del vicinato si riunivano per infornare nell’antico forno a legna del cortile. Ci si svegliava alle 7 del mattino e si terminava a tarda notte. Era un’andirivieni di donne con le bacinelle piene d’impasto e di ceste fumanti di roccocò appena sfornati.
Purtroppo con il passare del tempo le tradizioni si allentano. Le famiglie si allargano, i forni svaniscono e si rischia di perdere qualcosa che non tornerà più. Quest’anno poi, nessun assembramento e di sicuro nessuna riunione.
Io però ai roccocò non rinuncio. Questa tradizione cerco di non perderla davvero pur facendoli nel forno di casa. Magari se tutti insieme le proteggessimo, riusciremmo a tramandare tradizioni che altrimenti andrebbero perse.
E tu ne hai una? Raccontami del tuo rito o della tua ricetta speciale qui nei commenti. Ti aspetto! 🙂
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