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Home > Europa > Italia > Roccocò napoletani: storia e ricetta dei dolci tipici natalizi

    Roccocò napoletani: storia e ricetta dei dolci tipici natalizi

    Roccoco napoletani roccocò napoletani

    Roccocò napoletani: tra i dolci natalizi campani per eccellenza. Storia, curiosità e ricetta completa.

    I roccocò napoletani sono dei tipici dolci natalizi campani. Insieme ai mostaccioli, ai susamielli e agli struffoli, sono gli immancabili sulle tavole napoletane durante le festività natalizie. Così come per la pasta di mandorle al limone, nascono per mano delle suore che in tempi non sospetti sfornavano (nel senso letterale) prelibatezze divenute poi celebri.

    Eccoti dunque le caratteristiche dei roccocò napoletani e la ricetta completa per farli in casa.

    In questo articolo

    • Storia dei roccocò napoletani
    • Caratteristiche dei roccocò napoletani
      • Quali sono le differenze tra roccocò e susamielli
    • Come preparare i roccocò napoletani a casa
      • Ricetta originale roccocò
      • Come conservare i roccocò a casa
    • Consiglio del giorno
    • 📌Ti è piaciuto l’articolo? Salvalo su Pinterest!

    Storia dei roccocò napoletani

    La storia dei roccocò napoletani è a dir poco particolare e ha origini antichissime. Immagina di avere a disposizione una macchina del tempo e torna indietro al Medioevo, precisamente al periodo in cui Sancha d’Aragona divenne moglie del Re Roberto d’Angiò. Divenuta Duchessa, istituì un convento che potesse accogliere e salvare le prostitute. Il convento si trovava a Napoli nella zona della Maddalena e prese dunque il nome di Real Convento della Maddalena.

    Furono proprio le suore del convento a inventare i roccocò, i dolci tipici natalizi dall’aspetto bruttino ma dal gusto sorprendente. Rotondi e a base di mandorle, la loro consistenza è particolarmente dura. Il nome deriva dal francese “roccaille” per la forma che ricorda una conchiglia o per la consistenza rocciosa. Non dimenticare che all’epoca i rapporti tra il Regno di Napoli e la Francia erano ottimi, ecco dunque perché le suore si fecero influenzare proprio da un termine francese per la creazione dei roccocò.

    ATTENZIONE: il famoso monastero ad oggi non esiste più. Fu prima abbandonato e poi abbattuto definitivamente nel 1955. Si trovava nella zona del quartiere della Maddalena più vicina alla stazione. Se vuoi avere un’idea di dove fosse, prendi come punto di riferimento l’UNAHOTELS di Piazza Garibaldi. Il convento si trovava proprio alle sue spalle.

    I roccocò napoeltani
    Roccocò napoletani – Foto da Pinterest

    Caratteristiche dei roccocò napoletani

    Ma quali caratteristiche deve avere un roccocò per essere definito un vero roccocò napoletano? Molto semplice, deve essere a forma di ciambella, deve essere duro e deve contenere un ingrediente speciale, il pisto napoletano. Non sai di cosa si tratta? Nessun problema, te lo spiego a breve.

    Prima però sfatiamo un mito. Come già accennato poc’anzi, tra le caratteristiche principali di uno dei dolci napoletani per eccellenza c’è la consistenza dura. Inutile aggrapparsi alle novità degli ultimi tempi che propongono una versione morbida. I veri roccocò napoletani devono essere duri, ovvero “tuost”.

    Proprio per questa loro caratteristica vengono anche detti gli “spezza denti”, perché un morso più azzardato potrebbe causare danni alla dentatura non indifferenti. Questo in realtà accade perché al giorno d’oggi siamo abituati a mangiare i dolci tipici natalizi nel modo errato. Un tempo infatti i roccocò si inzuppavano in un vino liquoroso per ammorbidirne la consistenza. Tra i più usati c’era ad esempio il marsala. Oggi questa pratica si è persa e il roccocò resta dunque duro e un po’ difficile da mordere.

    Quali sono le differenze tra roccocò e susamielli

    Attenzione però a non confonderli con i loro “cugini”, i susamielli. Seppur simili a prima vista, si tratta in realtà di due dolci tipici campani diversi tra loro. La differenza tra roccocò e susamielli sta nella consistenza. Nonostante gli ingredienti siano pressoché uguali, i susamielli sono molto più morbidi dei roccocò e sono a forma di “S”. Si pensa che un tempo in realtà si chiamassero “sesamielli” perché venivano ricoperti da semi di sesamo. Particolarità che nel tempo è mutata e che ha dunque portato alla creazione dei susamielli napoletani come li vediamo oggi. Potrebbe sembrarti una differenza sottile, ma per i più esperti estimatori di tali godurie non lo è affatto.

    Impasto dei roccocò napoletani: ingredienti e procedimento
    Impasto dei roccocò napoletani – Foto da Pixabay

    Come preparare i roccocò napoletani a casa

    Ma veniamo al dunque: quali sono gli ingredienti per preparare i roccocò napoletani direttamente a casa? Per la serie pochi ma buoni, servono: farina, mandorle, uova, zucchero, bicarbonato, buccia d’arancia, acqua e il famoso pisto. Quest’ultimo altro non è che un misto di spezie tra cui spiccano la cannella, i chiodi di garofano e la noce moscata. Non preoccuparti del dosaggio di tali spezie, trovi al supermercato le bustine già pronte da unire direttamente all’impasto.

    Ricetta originale roccocò

    • 300 g farina
    • 150 g mandorle tostate
    • 200 g zucchero
    • 3 g di pisto
    • 3 g di ammoniaca
    • buccia di 1 arancio
    • acqua quanto basta
    • 1 pizzico di sale
    • 1 uovo

    Inizia unendo farina, zucchero, buccia d’arancio e pisto. Fai sciogliere un pizzico di sale in acqua tiepida e aggiungi al composto fin tanto da renderlo impastabile. Incorpora poi le mandorle sbriciolate grossolanamente (volendo puoi usare anche le nocciole in sostituzione o in aggiunta) e per finire l’ammoniaca. Dividi l’impasto in pezzi, ricavane prima dei cordoni aiutandoti con le mani e poi delle ciambelle rotonde di dimensioni più o meno uguali. Volendo, puoi usare delle mandorle intere per decorarne la superficie.

    Usa l’uovo sbattuto per spennellare la parte superiore dei roccocò e renderli così lucidi e del loro tipico colore marroncino. In realtà io aggiungo anche una tazzina di caffè all’uovo. Non te lo dirà mai nessuno, ma è una pratica che anche mia nonna usava da quando ho ricordo dei roccocò. E credimi, i suoi manicaretti, di tutti i tipi, erano da leccarsi i baffi. Prendilo come un vero consiglio da pro!

    Cuoci poi in forno preriscaldato a 180° per circa 25 minuti. Con queste dosi dovresti ricavare circa 11/12 roccocò.

    Roccocò napoletani - ricetta
    Roccocò napoletani – Foto da Unsplash

    Come conservare i roccocò a casa

    Una volta pronti e raffreddati i roccocò vanno riposti in una scatola di latta, in modo da conservarne la consistenza anche per lunghi periodi. Personalmente non ho mai davvero avuto bisogno della scatola per questo motivo. Piuttosto per nasconderli ed evitare di divorarli tutti il primo giorno facendomi venire un’indigestione!

    Consiglio del giorno

    Per anni la tradizione dei roccocò napoletani è stata una costante della mia vita. Tutte le famiglie del vicinato si riunivano per infornare nell’antico forno a legna del cortile. Ci si svegliava alle 7 del mattino e si terminava a tarda notte. Era un’andirivieni di donne con le bacinelle piene d’impasto e di ceste fumanti di roccocò appena sfornati.

    Purtroppo con il passare del tempo le tradizioni si allentano. Le famiglie si allargano, i forni svaniscono e si rischia di perdere qualcosa che non tornerà più. Quest’anno poi, nessun assembramento e di sicuro nessuna riunione.

    Io però ai roccocò non rinuncio. Questa tradizione cerco di non perderla davvero pur facendoli nel forno di casa. Magari se tutti insieme le proteggessimo, riusciremmo a tramandare tradizioni che altrimenti andrebbero perse.

    E tu ne hai una? Raccontami del tuo rito o della tua ricetta speciale qui nei commenti. Ti aspetto! 🙂

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    18 Commenti
    Mangiare in viaggioTradizioni
    Simona - Oltre le parole blog
    Ciao sono Simona, con un consiglio al giorno scovo la bellezza anche dove non la vedi. Racconto di curiosità, tradizioni ed esperienze dalla Costiera Amalfitana al mondo!
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    18 Commenti

  • Rispondi Francesca a

    Prometti che la prossima volta mi racconti degli struffoli? Più che altro vorrei la ricetta XD

    • Rispondi Simona - Oltre le parole blog a

      Promesso! E credimi, ogni mia promessa è un debito quindi va breve ti accontento! 🤗

  • Rispondi Eleonora a

    Anche io voglio la ricetta degli struffoli!!
    Questi biscotti temo non facciano per me, pechè non mi piacciono le mandorle 😛

    • Rispondi Simona - Oltre le parole blog a

      Visto che siete in due a chiederla allora devo provvedere con la ricetta degli struffoli! Prometto che arriverà anche quella. 😉

  • Rispondi Barbara a

    Con un marito campano questi dolci non mancano mai sulla mia tavola natalizia, ma quest’anno con le pasticcerie chiuse la tua ricetta capita veramente a proposito!

    • Rispondi Simona - Oltre le parole blog a

      Quest’anno puoi provare a farli in casa anche tu. Sono certa che tuo marito sarà felicissimo di fare da cavia per l’assaggio! 😉

  • Rispondi Serena, FaccioComeMiPare.com a

    Mai mangiati ma segno la ricetta per provare a rifarli, quest’anno sara’ un natale a distanza. Provero’ a farlo nostro da qui (Scozia).

    • Rispondi Simona - Oltre le parole blog a

      Sarebbe stupendo essere riuscita a far arrivare i roccocò anche in Scozia! Fammi sapere se poi provi realmente! 🙂

      • Rispondi Maria Domenica a

        Essendo per metà napoletana, struffoli, pastiera e roccocò fanno parte ormai del mio DNA. Buonissimi, tuttavia non li ho mai preparati. Conserverò quindi la tua ricetta in vista delle prossime feste natalizie.
        Maria Domenica

        • Rispondi Simona - Oltre le parole blog a

          Questo è l’anno buono per cimentarsi in cucina. Magari scoprirai che può diventare una tradizione anche per te, chissà! 🙂

  • Rispondi fra a

    Purtroppo non li conoscevo. Mi hanno davvero incuriosita molto però, sembrano buonissimi!

    • Rispondi Simona - Oltre le parole blog a

      Prima o poi dovrai provarli per testare per davvero! 😉

  • Rispondi Cristina Petrini a

    Quando dietro ad un ottimo piatto, in questo caso ricetta, c’è anche una storia… bè sembra quasi più buono non credi?

    • Rispondi Simona - Oltre le parole blog a

      Concordo con te Cristina. Forse è per questo che io amo questi dolci in modo particolare. Sono una vera tradizione di famiglia per me! 🙂

  • Rispondi Alice a

    Non conoscevo questi dolci, ma ho origini pugliesi e non ho potuto non notare la somiglianza con i taralli (almeno nella forma)! Che bella la tradizione di tutte le famiglie che si riunivano per prepararli, si respira proprio un’atmosfera di “casa”😊

    • Rispondi Simona - Oltre le parole blog a

      Hai ragione Alice, si assomigliano molto in effetti. Personalmente sono molto legata alle tradizioni e spero, nel mio piccolo, di riuscire a portarle avanti il più possibile. 🙂

  • Rispondi Silvia a

    Sto per dire un’eresia, ma vedendo la foto immaginavo fossero una sorta di tarallo dolce… Non mi piace molto la mandorla, ma l’idea di un dolcetto tuosto da pucciare nel marsala per concludere il pranzo infinito del giorno di Natale (sì, quello che inizia alle 11.30 del 25 per concludersi alle 23.30 del 26… lo organizziamo anche qui al nord, so che è difficile da credere, ma è proprio così), mi ispira tantissimo!

    • Rispondi Simona - Oltre le parole blog a

      Ciao Silvia! Ci credo eccome che anche al nord il pranzo di Natale sia infinito. È una tradizione che copre davvero tutta l’Italia ormai. Per quanto riguarda le mandorle invece, puoi tranquillamente sostituirle con le nocciole che sono già presenti nella ricetta. Ti basta solo considerare la dose intera per nocciole senza inserire anche le mandorle. Spesso lo faccio anche io in effetti! 😉

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