Di Eleonora ci si innamora facilmente. È una persona a modo, di quelle che ha ancora dei principi e dei valori e li applica nella vita come nel blogging. Non colleziona puntine sul mappamondo ma viaggia per vivere veramente un luogo nella sua pienezza. E il bello è che lo fa con un occhio sempre volto all’ecosostenibilità e l’altro a combattere lo sfruttamento degli animali durante i viaggi.
Io che ho avuto la fortuna di conoscerla di persona per un piccolo tour a piedi di Positano , ti assicuro che è una blogger controcorrente e dal cuore enorme!
4 chiacchiere con Eleonora: la blogger controcorrente che rivela un segreto
Ciao Eleonora benvenuta nel salotto di Oltre le parole. Allora, parlaci di te e di com’è nata l’idea del tuo blog.
Ciao Simona! Intanto ti ringrazio di avermi voluta ospitare sul tuo blog, per me è un vero piacere poter fare 4 chiacchiere con te.
Il mio blog è nato nel 2017, mentre io e Luca, il mio compagno, pianificavamo il nostro primo on the road . Si trattava di un viaggio in Scozia che sognavamo da tanto e che l’anno prima non eravamo riusciti ad organizzare. Mentre cercavamo informazioni mi resi conto che le più utili le trovavo non tanto nei siti “ufficiali”, quanto piuttosto nei blog di viaggio. Mi accorsi anche che su alcune cose faticavo a cercare quello che mi serviva e dovevo a volta fare dei veri e propri collage di informazioni.
Mi dissi quindi che tutto il materiale raccolto non poteva andare “sprecato” dopo il nostro viaggio, volevo condividerlo con altri viaggiatori ed essere utile a qualcuno così come altri blogger erano stati di aiuto per me.
Allo stesso tempo, era un periodo in cui pensavo sempre di non stare vivendo una vita abbastanza “avventurosa”. Poi però mi resi conto che non era vero, che a volte bastavano anche solo delle piccole gite per riuscire a vivere delle vere avventure, perché alla fine quello che conta è l’attitudine con cui si affrontano le esperienze. E volevo che anche questo trasparisse dal blog. Così è nato Avventure Ovunque .
Secondo te qual è l’aspetto più difficile da capire del nostro “mondo” per chi non ha la nostra stessa passione?
Da blogger, so di dare una risposta scontata, che ovviamente non lo è per chi non è “del mestiere”: la cosa più difficile da capire, o anche solo da immaginare, è la quantità di lavoro e di studio che un blog richiede.
Il materiale da produrre è tantissimo, sia in termini di scrittura degli articoli che di produzione e post-produzione delle immagini. E poi i contenuti social , dei quali ormai (purtroppo, per come la vedo io) non si può fare a meno. Senza contare che le piattaforme su cui bisogna essere presenti e operativi, in modo coerente con ciascuna, si moltiplicano a tempi record, e perfino quelle già esistenti evolvono costantemente.
A tutto questo si aggiungono gli aspetti tecnici di cui in qualche modo bisogna informarsi. Dal funzionamento di WordPress alla necessità di avere una privacy policy, passando per tante altre cose (noiosissime). L’utente che semplicemente legge gli articoli non ha idea di quante ore un blogger debba passare a cercare di approfondire determinati “retroscena”.
Nel caso specifico del travel blogging però c’è anche un aspetto positivo secondo me che non viene colto, né immaginato credo, da chi non ha un blog. E cioè il fatto che sapere di dover poi scrivere un articolo su un luogo che si sta visitando o su un’esperienza che si sta vivendo, cambia il modo in cui la si vive. Si presta maggiore attenzione ai piccoli dettagli, si cerca di capire in modo più autentico la cultura in cui ci si immerge, ci si pongono più domande.
Semplicemente perché si sa che poi il primo obiettivo di un articolo sarà quello di dare delle risposte, a semplici curiosità o a dubbi molto pratici, e non si sarà in grado di formulare quelle risposte se non ci si è posta la domanda prima, quando si aveva occasione di osservare. E penso che da fuori non si capisca quanto tutto questo possa influire, in positivo secondo me, sulle esperienze che si vivono.
Duncansby Head, in Scozia – Foto Avventure Ovunque
Qual è il primo ricordo legato a un viaggio che ti viene in mente?
Se intendi il primo che mi viene in mente è facile, si tratta di uno dei momenti più belli della mia vita. Uno di quei momenti in cui senti che sei esattamente dove dovresti essere, sei in pace col mondo intero e non potrebbe esserci nulla di più perfetto. Io e Luca eravamo a Duncansby Head, in Scozia. Stavamo ammirando i faraglioni e le scogliere. Camminavamo nel prato, verdissimo. Eravamo solo noi, un sacco di pecore e un panorama da togliere il fiato. Non me ne sarei andata mai di lì.
Se invece intendi il primo ricordo di viaggio della mia vita, sicuramente Tenerife. Avevo 6 o 7 anni, non ricordo bene, ed era la prima volta che prendevo l’aereo, la prima volta che con i miei facevamo un vero e proprio viaggio. Non ricordo tanto il volo in sé, quanto alcune esperienze fatte sull’isola. L’oceano freddo (era aprile), la visita al Loro Parque (un giardino zoologico), le piscine naturali, la gita in barca per vedere i delfini. Di quella gita a dire il vero ricordo il vento in faccia e gli schizzi d’acqua del mare, ma i delfini no.
Viaggiando ti è mai capitato di scoprire una meta che secondo te viene sottovalutata?
Direi immediatamente la Romania. Noi ci siamo stati quasi per scherzo, nel senso che avevamo pochi soldi da spendere ma volevamo partire a tutti i costi per un week-end lungo. Trovammo i biglietti aerei a un prezzo ridicolo, tipo dieci euro a testa. Praticamente spendemmo quasi di più per arrivare in aeroporto da casa nostra che per fare la tratta Roma-Bucarest. Ricordo che dopo averli comprati però ci guardammo e dicemmo “sì, ok, ma adesso che facciamo quattro giorni interi in Romania ?!”.
E invece ovviamente in quattro giorni non riuscimmo a fare neanche metà delle cose che avremmo voluto, perché è un Paese che ha davvero moltissimo da offrire, a cominciare dai paesaggi incredibili e dal cibo buonissimo. Sicuramente ci tornerei volentieri.
Se ti chiedessi qual è una meta che sogni da tempo, cosa ti verrebbe in mente in questo preciso momento?
Ecco, questa invece di domanda è difficile. Ci sono tantissime mete su cui sono fissata, ma su quale io sogni di più in questo preciso momento o da più tempo non sono sicura, perché vado a rotazione. Sento un particolare fascino per tutto ciò che è in qualche modo difficile da raggiungere, o per lo meno abbastanza remoto e isolato. Quindi in alto nella mia lista dei desideri ci sono l’Antartide, il campo base dell’Everest, le Svalbard, l’isola di Pasqua, la Siberia e Tristan da Cunha .
Il mio problema è che non sono ancora riuscita a trasmettere a Luca questa mia passione, lui continua a dire che sono pazza. Però i posti con tanta natura e animali piacciono anche a lui, quindi si è convinto che l’Antartide varrebbe il viaggio. Il problema adesso è solo trovare i soldi!
Come scegli la destinazione dei tuoi viaggi?
Vorrei dare una qualche risposta romantica e poetica ma in realtà la verità è abbastanza banale. Scelgo sempre insieme a Luca, perché noi viaggiamo insieme, quindi ci teniamo che la meta scelta piaccia a entrambi. E di solito la scelta dipende molto da fattori davvero pratici come il periodo in cui abbiamo a disposizione le ferie, quindi il clima della destinazione e il numero di giorni, e il nostro budget in quel preciso momento storico. Quasi sempre comunque preferiamo mete con molta natura . Vivendo in città tutto l’anno, sentiamo il bisogno di staccare un po’ quando partiamo.
Esemplare di caimano all’interno della foresta amazzonica, Bolivia – Foto Avventure Ovunque
C’è un aneddoto legato a un viaggio a cui sei particolarmente legata?
Mmmm… un’altra domanda difficile! Più che altro perché ce ne sarebbero tanti.
Con Luca ancora ridiamo di quella volta in Bolivia in cui siamo saliti su un taxi e l’autista ha fatto partire la macchina collegando i cavi: per fortuna è andato tutto bene, ma sul momento non ti dico la paura!
Ridiamo un po’ meno di quando, sempre in Bolivia ma nella foresta amazzonica, ho quasi calpestato il muso di un caimano (non credo che avrei fatto una bella fine) o Luca si è ritrovato con un Brazilian wanderer , uno dei ragni più velenosi che esistano (nonché enorme), a pochi centimetri dal viso mentre camminavamo nella foresta.
Vorrei essere meno catastrofica, ma chissà perché gli aneddoti più belli alla fine sono quelli legati alle dis-avventure!
Secondo te quanto è difficile riuscire a trasmettere a chi legge le emozioni legate al viaggio, piuttosto che fornire informazioni utili e basta?
Per me, tantissimo. Ma credo sia una questione che cambia tanto da persona a persona. Sulla scrittura si può lavorare sicuramente in una certa misura, ma fino a un certo punto. Ci sono persone che hanno un vero e proprio dono, sono quelle persone che con le parole riescono a dipingere le immagini, a farti sentire gli odori e i suoni come se tu stessi vivendo realmente la situazione che descrivono. Io quel dono non lo ho, quindi per me trasmettere emozioni è oggettivamente difficile e non credo mi riesca più di tanto.
Me la cavo invece piuttosto bene a dare informazioni, cosa che comunque non è necessariamente banale da fare. Io sono una persona molto schematica, precisa e organizzata però, quindi veicolare informazioni in modo chiaro mi riesce abbastanza bene, di solito. Certo, secondo me è generalmente più facile come cosa da fare, ma è vero pure che a volte si leggono articoli che dovrebbero essere “informativi” e che non hanno capo né coda, quindi ognuno ha i propri talenti.
Ammiro molto chi cerca di fare della propria passione anche il proprio lavoro. Anche io nel mio piccolo cerco ogni giorno di avvicinarmi sempre più alla realizzazione del mio sogno. Mi accorgo però che siamo sempre più là fuori. Cosa suggerisci a chi si affaccia a questo nuovo mondo?
Di non farlo con l’obiettivo di farlo diventare un lavoro, di iniziare pensando che sì, magari quella potrebbe diventare una possibilità, ma che ci sono altre ragioni per iniziare a scrivere su un blog di viaggi . Deve essere una cosa che si fa con piacere e per passione, altrimenti diventerà facilmente una fonte di stress e la probabilità di abbandono sarà piuttosto alta.
Se poi ci si rende conto, con il tempo e un po’ di esperienza, che quello del travel blogger è davvero il mestiere dei propri sogni e lo si vuole far diventare una professione, allora sicuramente consiglio di studiare tanto. Partendo dalla lingua italiana, perché in rete è pieno di blog tenuti da persone che non sanno distinguere un congiuntivo da un condizionale a quanto pare, e sono illeggibili. E poi ci sono moltissime cose da imparare e su cui bisogna tenersi costantemente aggiornati, altrimenti non si va da nessuna parte.
Io ad esempio, dopo aver aperto il mio blog, ho capito che non vorrei mai fare la travel blogger per professione. Ho un altro mestiere che amo tantissimo (e per il quale ho sudato sangue sui libri) e quando viaggio voglio potermi godere il viaggio fino in fondo. Mi fa piacere condividere alcune esperienze sui social , ma fino a un certo punto.
Non può diventare uno stress continuo, non voglio dover pensare costantemente alla creazione e condivisione di contenuti, non mi piacerebbe. E sentirei di stare “sprecando” il mio tempo davanti al pc o al telefono invece di godermi il luogo. Sono aspetti che chi vuole farne la propria professione deve considerare, perché fare il travel blogger non significa stare in vacanza gratis.
Cimitero dei treni di Uyuni, Bolivia – Foto Avventure Ovunque
Potresti suggerirci 3 blog che segui e leggi volentieri?
Allora, il primo in assoluto, che consiglio con tutto il cuore, è Pain de Route . Non la conosco di persona ma di Eleonora ho una stima enorme, perché riesce a vedere il mondo da una prospettiva davvero mai banale e scontata e riesce a trasmettere agli altri questo suo modo di guardare le cose. Sarà anche la sua formazione di linguista, che le invidio molto perché io a studiare lingue ci avevo pensato sul serio prima di scegliere ingegneria, ma ha davvero una marcia in più quando si tratta di approcciarsi a culture diverse, distanti a volte davvero anni luce dalla nostra. Poi ha una certa dose di coraggio, che è un’altra cosa che le invidio molto, perché ok le avventure ovunque, ma le sue sono avventure vere, viaggi “selvatici” come li definisce lei.
Un altro blog che leggo sempre volentieri è Un viaggio infinite emozioni . Elisa e Luca sono due veri esperti di viaggi al freddo, hanno visitato tante mete che sono davvero in alto nella mia lista dei desideri. Primo fra tutti l’Antartide. Io non sapevo nemmeno che andarci fosse effettivamente possibile per i comuni mortali finché non l’ho letto sul loro blog, pensavo che fosse un’esperienza riservata a ricercatori e scienziati vari. Quello che mi piace di più del blog di Elisa e Luca è che i loro articoli sono sempre pieni di informazioni utili, esposte in modo davvero chiaro e organizzato. E poi fanno delle foto stupende.
E un terzo blog che leggo sempre è Chicks and Trips . Questo lo conosci bene anche tu Simo, ma non è tra i miei preferiti solo perché è il blog della nostra amica Francesca. A me piace soprattutto perché è un blog estremamente vario, sempre pieno di spunti interessanti per luoghi da andare a vedere, sia vicini che lontani. Inoltre condivido in pieno il pensiero di Francesca su tante cose, prima fra tutte l’importanza della sostenibilità e dell’eticità delle scelte che noi tutti facciamo quando viaggiamo. E poi anche Francesca è una grande amante del Regno Unito, proprio come me.
Termina così la mia chiacchierata con Eleonora. Genuina e schietta, è una blogger controcorrente che antepone la passione per il viaggio alla possibilità di farne un vero e proprio lavoro. Ed è proprio questa la parte di Eleonora che mi spinge a seguirla sul blog e sui canali social per non perdermi le sue prossime avventure ovunque!
Web: Avventure Ovunque
FB: Avventure Ovunque
IG: Avventure Ovunque
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